Alla drammaticità del tempo presente non sembra corrispondere una reazione adeguata. La partecipazione emotiva non si trasforma in una sensibilità responsabile.

Come se il susseguirsi di istanti, per quanto angoscianti, non si sedimentasse dentro la nostra coscienza. Ogni fatto, nasce e muore in uno spazio temporale breve, limitato. E se ne va senza lasciare traccia.

Non credo sia (almeno non solo) per una forma di difesa e quindi di rimozione/negazione di qualcosa di insopportabile.

Piuttosto penso che si tratti di una progressiva incapacità di adesione e compartecipazione a ciò che fuori di noi ci tocca e ci con-voca.

Ne risente la nostra esperienza del tempo che si dilata e si contrae in relazione al nostro modo di partecipare emotivamente, direi, totalmente, all’esperienza che stiamo facendo.

Siamo saturi e questa saturazione affievolendo la nostra capacità di stabilire un contatto emotivo con la realtà e di corrispondervi, di entrare in risonanza con ciò che ci accade modifica l’esperienza del tempo interiore. Ricordiamo dilatandolo temporalmente ciò che abbiamo sperimentato come significativo (e che ci sembra sia durato poco). Dimentichiamo o ricordiamo riducendone la durata ciò che non abbiamo vissuto pienamente o rifiutato.

I fatti che ci accadono finiscono per essere isolati gli uni dagli altri, poche cose sentiamo come degne di essere ricordate perché capaci di segnare la nostra esistenza. Una distinzione illuminante, in questo senso, la suggerì Walter Benjamin quando distinse gli episodi di esperienza (Erlebnissen) dalle esperienze che lasciano il segno (Erfahrungen). Gli episodi di esperienza facciamo fatica a ricordarli, le esperienze che ci hanno segnato non le dimenticheremo mai. Sono le tracce mnestiche che ci stanno venendo a mancare, e con esse, si impoverisce il nostro tempo.

Ricominciamo ogni giorno come se non stessimo costruendo appoggiandoci a qualcosa di preesistente. Superficialità sparse non lasciano traccia. Episodi di esperienza hanno preso il posto a ciò che dovrebbe lasciare il segno. Facciamo esperienza di episodi, che non ci toccano. Siamo dissociati e non possiamo recuperare nulla.

Ciò che incontriamo non può lasciare traccia se non c’è disponibilità a lasciarsi “toccare” dentro una vicinanza sfiorante.

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